Da Gabrovizza a Bristie : sentiero n° 19

Da Gabrovizza a Bristie : sentiero n° 19

Quest’oggi faremo una semplice ma interessante passeggiata lungo il sentiero Cai n° 19 che da Gabrovizza ci porterà a Bristie, trovando lungo il sentiero numerose grotte:

  1. Grotta Ercole
  2. Grotta presso la 6vg
  3. Grotta presso l’abisso Cesca
  4. L’abisso Cesca
  5. Grotta verde

Per questo itinerario ho seguito questa mappa , vi consiglio di stamparla e portarla con se, molto utile per sapere esattamente la posizione ed il nome delle grotte.

Il sentiero inizia superato il bivio direzione Sgonico ( a sinistra oltre il ponte ferroviario), fatte le due curve troveremo il piccolo parcheggio sulla sinistra:
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Ora siamo pronti…
PARTIAMO !!!

Dopo una decina di minuti di passeggiata su terreno ghiaioso troveremo il primo di tanti bivi. Noi adesso gireremo a sinistra . Ricordo che , a parte qualche deviazione per visitare l’ingresso delle grotte , seguiremo sempre il sentiero n°19 . Il sentiero è sempre ben segnalato quindi è praticamente impossibile sbagliare.

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Cammineremo fino ad incontrare i binari della ferrovia, qui a sinistra troveremo un piccolo sentiero tra il bosco fitto…

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…che poi si allarga…

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scenderemo nella dolina e in fondo troveremo la Grotta Ercole e subito a destra la Grotta presso la 6vg.

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La grotta presso la 6vg :

La cavità s’apre alla base di una paretina sita nella dolina in cui si trova la Grotta Ercole (31\6VG).

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Una bassa cavernetta, dopo alcuni metri, dà accesso ad una serie di salti che portano ad un vano dove s’apre lo stretto imbocco dell’ultimo pozzo (P15); questo si presenta fortemente eroso a differenza del resto della cavità dove le pareti sono concrezionate.

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La grotta Ercole :

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Un grande masso divide il portale dal quale si sviluppa una lunga galleria detritica che, dopo alcuni scivoli di moderata inclinazione, termina su di un largo ballatoio limitato da grandi gruppi di colonne. Da qui, scendendo con la scala per una parete inclinata e costellata di ripiani, si giunge al fondo costituito da una spianata argillosa al di sopra della quale la volta si innalza a formare un grande duomo.

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AGGIORNAMENTO del Gruppo Speleologico Monfalconese Spangar del 1981:
dalla base della sala terminale si innalza una parete di circa 36m, interrotta da uno stretto terrazzo a 22m dalla base stessa. Alla sommità della parete la grotta prosegue, sulla destra fino ad una stanzetta quasi circolare di 3m di diametro e sulla sinistra, invece, sale per circa 10m fino ad un angusto terrazzo circondato da enormi stalattiti. Da questo punto, con un balzo di altri 10m, si arriva al punto culminante della cavità, in una stanza sita a 8m dalla volta del cavernone centrale.

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Tornando sui nostri passi fino alla ferrovia seguiremo il sentiero n°19.

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Grotta presso l’Abisso Cesca :

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L’imbocco, di modeste dimensioni, dà accesso ad una galleria discendente lunga circa 10m, caratterizzata da evidenti segni d’erosione e, verso il fondo, da pareti lisce e ben levigate.
Al termine della galleria, che mano a mano s’allarga, s’incontra una cavernetta di discrete proporzioni, riccamente concrezionata in tutte le sue parti. Di fronte si trova una frana che chiude la cavità anche se, alla base, s’intravede un piccolo pertugio che potrebbe portare a qualche prosecuzione.

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Dopo pochi minuti di passeggiata, vedremo sulla destra una recinzione verde senza entrata , che racchiude l’entrata del abisso Cesca.

Abisso Gianni Cesca :

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Sul fianco del pozzetto iniziale (2m x 1m), si apre un piccolo meandro che dà accesso ad un pozzo di circa 9m; dalla base di tale pozzo un passaggio basso, nel quale sono stati rinvenuti resti umani frammisti ad abbondanti ossa di animali ed a frammenti di ceramiche preistoriche, dà adito ad un altro piccolo meandro che, quasi immediatamente, sprofonda in un pozzo di 34m fiancheggiato da gallerie in parte sfondate.
Per giungere su questo pozzo sono stati necessarie sei giornate di scavi e quattro puntellamenti. Seguendo verso Ovest la frana che ingombra il passaggio basso di cui si è detto sopra, si giunge in una camera il cui fondo è costituito da un pozzo, parallelo a quello di 34m, il quale dopo aver attraversato due gallerie, finisce in un’ampia caverna; essa è raggiungibile più comodamente lasciando il pozzo di 34m dopo esser scesi per una ventina di metri. Il P.34 è interrotto, a 6m dal fondo, da un ponte di massi incastrati: da qui verso Est si può, con una breve arrampicata, raggiungere una china detritica che scende da una caverna nella quale i fenomeni clastici si manifestano in modo particolarmente interessante.
Verso Ovest si può invece percorrere la parte alta di una galleria sfondata, dalle tipiche morfologie dovute all’azione di un corso d’acqua. Dal fondo del P.34, dopo una brevissima china detritica, si giunge sul fondo della galleria sopra descritta, nel quale si apre l’imbocco del pozzo di 90m. Il luogo è piuttosto pericoloso in quanto soggetto a frane, le quali comunque sono attualmente puntellate. Il pozzo, inizialmente piuttosto stretto, tende ad assumere proporzioni sempre maggiori e, dopo 20m, incominciano a presentarsi varie finestre di diverse dimensioni, comunicanti con pozzi paralleli; quelle del lato Nord si affacciano su un pozzo che immettendosi nel P.90 si esaurisce ad una decina di metri dal fondo di quest’ultimo; le altre finestre comunicano con un sistema di vani, dal comodo accesso, fermandosi su di un ripiano a 32m dal fondo. Da qui un pozzo di 18m porta sul fondo di un grandissimo camino, le cui pareti si innalzano verticali perdendosi nel buio. A pochi passi da questo punto un’altra finestra torna ad immettersi nel pozzo di 90m; affiancato al primo grande camino ve n’è un secondo, di dimensioni simili. Da una camera situata nella parete Est si può scendere un fangosissimo pozzo di 7m; l’argilla e le concrezioni ostruiscono i vani sottostanti dopo pochi metri. Scendendo fino al fondo del P.90, battuto nella sua ultima parte da un intenso stillicidio dovuto al fatto che questo pozzo è situato sotto il fondo di una dolina, si può trovare riparo in una nicchia che si apre nella parete Nord. Da qui scende un cunicolo scavato in parte nell’argilla, il quale si affaccia su di un vano, che è rimasto per ora inesplorato in quanto vi si scaricano i detriti provenienti dal P.90.
Sul fondo della nicchia una strettoia dà accesso ad una interessante camera, in cui ogni proseguimento è bloccato da frane e concrezioni. Sul lato Ovest del fondo è situato l’ingresso di un angusto cunicolo, tuttora inesplorato.
Salendo infine su una cengia di detriti sul lato Sud del fondo si giunge ad un pozzo di 4m, sul cui fondo, fra i detriti, si apre un pozzo inesplorato di una decina di metri.

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Proseguiamo la nostra passeggiata su sentiero prima stretto tra i muretti carsici per una ventina di minuti , il sentiero si allarga nuovamente costeggiando per un po la ferrovia…

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… sempre ben segnalato…

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Fino ad arrivare nei pressi del paese ( Bristie ) . Dopo una breve sosta ritorneremo sui nostri passi fino a raggiungere l’ultimo bivio con il cartello, a questo punto, invece di riprendere il sentiero già percorso , prenderemo il sentiero che risale a sinistra per raggiungere la grotta verde.

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Una ventina di minuti e si può notare facilmente sulla sinistra un muretto a secco ( crollato) e un piazzale erboso.Tra gli alberi troviamo la grotta verde !

La grotta verde :

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La varietà degli ambienti che la compongono e l’agevole accesso hanno fatto della Grotta Verde una delle più frequentate del Carso ed è anzi consuetudine che i neofiti della speleologia abbiano qui il primo incontro con le difficoltà ed il fascino del mondo sotterraneo.0094_immagine_8KfrFk.jpg
I numerosi visitatori poco rispettosi delle bellezze ipogee hanno purtroppo asportato tutte le concrezioni minori che ornavano, in notevole quantità, la parte meridionale della grotta, insudiciando, con scritte e firme, le pareti un tempo scintillanti di cristalli. Tuttavia la grotta è ancora suggestiva per la presenza di grandi gruppi colonnari che nella zona illuminata sono rivestiti da un sottile velo muscoso, al quale è dovuta la diffusa colorazione verde, ricca di sfumature, che si estende con effetto pittoresco sulle pareti, giustificando pienamente il nome attribuito alla cavità dai primi esploratori del Club Touristi Triestini.

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Da qui il sentiero prima stretto poi più largo ci porterà a costeggiare delle campagne delimitate da recinzioni e muretti.
Al primo bivio che troveremo gireremo a destra, pochi passi e ne troveremo un’altro ( il primo quando siamo partiti ) e gireremo a sinitra, dove dopo una decina di minuti ci riporterà al punto di partenza.
La passeggiata , compresa di deviazioni, è lunga circa 8 km.

Gli spaccati e le descrizioni dettagliate delle cavità sono state tratte dal sito : http://www.catastogrotte.fvg.it , che lo consiglio se si vuole esplorare l’interno delle grotte.

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