Ciao a tutti , volevo condividere con voi un po’ di storia riguardante il sito archeologico di Muggia Vecchia. Ho trovato tempo fa in rete un programma fatto dall’ Associazione cai XXX ottobre che vale la pena leggerlo…
…buona lettura !
MUGGIA VECCHIA

Durante alcuni scavi di sondaggio, eseguiti più d’una ventina d’anni fa, emersero dei resti d’un insediamento protostorico dell’età del ferro nei pressi della porta di levante. In anni precedenti, in particolare in quelli cinquanta (sec. XX), furono recuperate pure testimonianze d’epoca romana. Il castelliere sarebbe stato utilizzato anche nei primi anni della colonizzazione romana (la conquista romana dell’Istria risale al 178-177 a.C.) e poi soppiantato quasi completamente dalle ville rustiche, che si svilupparono in un secondo tempo sul territorio muggesano nelle zone soleggiate e riparate dalla bora, che meglio si prestavano a essere coltivate a terrazzo.
Si ritiene che il centro sul colle sia stato ripreso in seria considerazione e risistemato a fini di difesa verso il tramonto dell’Impero Romano, al tempo delle invasioni barbariche, al sopraggiungere di periodi instabili e sempre più pericolosi per le popolazioni della zona. Il centro sul colle divenne perciò un importante punto di riferimento, che tutto sommato resse bene il ruolo.
Nel 931 d.C. il re d’Italia Ugo con il figlio Lotario donarono al Patriarca di Aquileia Orso, il castellum quod dicitur Mugla. Dopo l’anno Mille la nuova Muggia, che andava sviluppandosi lungo la costa, soppiantò lentamente, ma inesorabilmente, il castrum sul colle, in particolare dopo la traumatica incursione triestina del 1353.
A ricordo dell’antica comunità rimane solo la basilica con i suoi affreschi e con le sue pietre scolpite, autentici gioielli d’arte altomedioevale. La basilica mostra chiari i segni di numerosi interventi di mantenimento, che si susseguirono nel corso dei secoli sulle strutture esistenti originarie.
All’interno sulla sinistra si nota l’interessante mensa d’altare, probabilmente proveniente da Trieste, in origine ara funeraria romana in ricordo di C. Giulio Nicostrato; interessanti i plutei del sec. IX e la particolare sistemazione liturgica del leggio per l’Epistola vicino all’ambone per il Vangelo. Sempre sulla sinistra, all’entrata, una lapide in marmo fatta porre da mons. Pietro Damiani, già parroco di Palmanova e primo parroco della ricostituita parrocchia di S. Maria Assunta di Muggia Vecchia (15 agosto 1982), ricorda l’avvenimento. Di pregio sono gli affreschi bizantineggianti eseguiti in momenti diversi; quelli di fine sec. XIII lasciano spesso intravvedere pitture d’epoca precedente. L’ultimo loro restauro ha trovato nel centrale anno 2018 il momento di massimo impegno da parte dei qualificati specialisti.
A sinistra, nella navata centrale, scene della vita di Maria ed a destra scene della vita del Cristo. Sui pilastri e nei sott’archi immagini degli Evangelisti, poi della Vergine odighitria con il figlio e dei profeti. Nella navata di destra a pieno pilastro, la figura di San Cristoforo. Sulla parte anteriore del campanile sono segnate su una fascia di malta le immagini dei protettori di Muggia SS. Giovanni e Paolo, opera di fine sec. XIX, opera del capace autodidatta muggesano Giuseppe Tiepolo (detto Bèpesa). Delle attuali campane due sono state fuse da Lucio Broili a Udine nel 1952 e una dai fratelli Clocchiatti a Colugna (Udine) nel 1986.
Sulla vicina collina di San Michele (San Micèl), distante un centinaio di metri a ponente (ora tagliata a metà dal confine), sono state individuate sepolture protostoriche ed altre medioevali. La mancanza di sepolture d’epoca romana confermerebbe l’ipotesi che il colle era scarsamente abitato in quest’epoca. Su questo sito sorse un romitorio con cappella dedicata a S. Michele, distrutto tra il 1858 e il 1864 dalla costruzione del Forte S. Michele, che faceva parte del sistema austriaco di difesa del porto di Trieste, progettato dal colonnello di marina Karl Moering.
Sul sito, uno dei pochissimi d’epoca medioevale in Europa ancora praticamente intatto e tutto da studiare, sono stati fatti dei sondaggi esplorativi negli anni novanta (sec. XX), in seguito ai quali sono emerse delle interessanti testimonianze sulla vita nel castrum. Nella parte orientale sono state messe in luce le fondamenta di una abitazione che, per i pochi ed essenziali resti rinvenuti, sono da attribuire all’abitazione di un fabbro, professione fondamentale in un borgo di quell’epoca. Anche nella parte meridionale sono emerse le fondamenta di semplici abitazioni, che testimoniano in loco un’economia prettamente agricola.
Uscendo dalla porta di levante, fino a una cinquantina d’anni fa a corsia unica e probabilmente in origine dotata di un ponte levatoio, ci si trova subito dopo davanti a un bivio. Prendiamo a destra la strada asfaltata, che si interrompe all’altezza della chiesetta di San Sebastiano / San Bastiàn, per connettersi con il sottostante tratto di Salita G. Ubaldini attraverso una articolata serie di gradini in arenaria, spalleggiata da una flora spontanea autoctona. Nell’angolo del bivio stava una chiesetta dedicata a San Martino. Nel 1975 s’iniziarono e poi si interruppero degli scavi razionali, in seguito ai quali affiorarono alcune semplici tombe altomedievali; emerse pure un bell’esemplare di pluteo, ricavato da un sarcofago romano. Tutto rimase così per anni e poi gli scavi interrotti vennero ricoperti alla bene meglio, cui seguì
una funzionale asfaltatura. Da qui, in discesa, fino alla chiesetta di San Sebastiano / San Bastiàn, che possiamo idealmente collocare a metà percorso, si transitava fino a cinquant’anni fa per un viottolo in terra battuta, in alcuni tratti delimitato da muretti in conci irregolari di pietra arenaria locale, a secco. A essi si sovrapponevano insiemi di iris selvatica; spesso emergevano delle impenetrabili e spinose siepi/gràìe, che in estate si arricchivano di saporite more selvatiche; ai lati lunghi terrazzamenti coltivati o lasciati a pascolo. Oggigiorno questa morfologia del territorio è stata completamente cambiata dalla costruzione di belle ville.
La chiesetta campestre di San Sebastiano / San Bastiàn è posta lungo questo percorso, che potremmo definire come –devozionale-, in quanto veniva prediletto nei trasferimenti rituali verso la basilica di Muggia Vecchia. Questo luogo di culto è stato restaurato con l’intervento degli Scout muggesani, coordinati da Giorgio Crevatin, recentemente scomparso, che abitava nei pressi e grazie pure all’intervento e alle elargizioni di numerosi fedeli, gran parte residenti nella zona. Nel semplice interno si conservano pregevoli sculture lignee di santi e quella di una Madonna con il bambino Gesù. Alla sinistra un Cristo in croce a mezzo busto, opera del muggesano Gabriele (Gabri) Marassi.
A questo punto s’inizia a scendere per i gradini fino alla seconda parte di Salita G. Ubaldini, antica famiglia muggesana, forse fiorentina d’origine. Affiancati da belle villette si giunge alla prima periferia di Muggia. Dopo le case di edilizia popolare, costruite subito dopo la seconda guerra mondiale, si passa a fianco della casa di riposo comunale, edificata nello stesso periodo sui resti dell’antico cimitero di Ognisanti, abbandonato alla metà del sec. XIX, che venne sostituito con l’attuale, posto in via di Santa Barbara, località Taglàda.

Eccoci a valle; a destra la via G. D’Annunzio, a sinistra il Palazzo Zaccaria e l’uscita della galleria di circonvallazione, iniziata come rifugio antiaereo alla fine della seconda guerra mondiale, dritta davanti a noi la via Roma, già via G. Tonello, popolarmente –el fòs- a ricordo dell’antico fossato, che proteggeva il tratto di mura posto a meridione, più avanti ancora visibile. A destra il Giardino Europa con la nuova biblioteca comunale “G. Guglia” e a sinistra il Museo d’Arte Moderna “Ugo Carà”, a ricordo del celebre scultore, nato a Muggia nel 1908.
Tratto da :
ASSOCIAZIONE XXX OTTOBRE – TRIESTE
SEZIONE DEL CLUB ALPINO ITALIANO
Commissione TAM – Tutela Ambiente Montano
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